I primi 1000 giorni: un microbiota intestinale sano per diventare un adulto in salute
Numerosi studi ci confermano che la formazione del microbiota intestinale avviene nei primi giorni di vita del neonato, ma continua a svilupparsi nei primi 3 anni quando assume le caratteristiche di quello dell’adulto.
E’ condizionato da fattori come il tipo di parto, l’età gestazionale alla nascita, la modalità di alimentazione (al seno o in formula), l’uso di antibiotici durante il travaglio e nella prima infanzia.
Nella vita prenatale l’eubiosi ha un ruolo importante per prevenire il parto pretermine: le donne in gravidanza con disbiosi hanno un rischio più alto. Nella pratica clinica le Ostetriche sono sempre più attente a mantenere la salute intestinale con l’integrazione, quando necessaria, di probiotici e di prebiotici a partire dalle prime settimane.
Questi fattori perinatali possono porre le basi per un’alterazione permanente del microbiota intestinale del neonato in grado di indurre un’infiammazione cronica che può contribuire allo sviluppo di patologie infantili. La dermatite atopica e le infezioni intestinali possono perdurare anche in età adulta con la manifestazione di allergia, asma, obesità, sindrome dell’intestino irritabile, sviluppo di allergie alimentari, alterazioni metaboliche e autismo.
Il microbiota infantile sano costituisce quindi le basi per quello adulto in buona salute.
Per queste ragioni, i primi 1000 giorni di vita del bambino rappresentano una’occasione imperdibile per modulare il microbiota intestinale in caso di eventi disbiotici.
I fattori che impediscono il normale sviluppo del microbiota intestinale nei neonati sono la nascita pretermine, il parto cesareo, l’uso di antibiotici durante la gravidanza e il parto (ad es profilassi per la prevenzione della sepsi da streptococco gruppo B intrapartum), la terapia antibiotica neonatale e l’allattamento artificiale.
Il passaggio nel canale da parto consente di trasferire il microbiota della mamma al neonato come anche il contatto pelle a pelle con mamma e papà immediatamente dopo la nascita. Inoltre gli allattati al seno hanno un microbiota più stabile rispetto agli allattati in formula (i neonati allattati al seno tendono a conservare la dominanza del Bifidobacterium, mentre quelli alimentati con latte artificiale presentano una composizione microbica diversa).
Nell’intestino dei neonati nati a termine da parto vaginale da madre sana e allattati al seno sono dominanti i Bifidobatteri (B. brevis, longum e infantis) con una ridotta presenza di specie Enterobacter e Klebsiella potenzialmente patogene.
I Bifidobatteri sono gram positivi con funzione antinfiammatoria e di modulazione dell’immunità (soprattutto i B. bifidum). Una carenza di bifidi favorisce la proliferazione dei gram negativi, in particolare dei proteobatteri (es E.Coli, Proteus, Klebsiella), che riducono la biodiversità e innescano un processo infiammatorio a carico dell’intestino.
La somministrazione di ogni singola dose di antibiotico causa la perdita di Bifidobatteri (si recuperano solo parzialmente in 6 mesi o più, dipende dal tipo di antibiotico) e un decremento della biodiversità intestinale. Le specie batteriche meno abbondanti e più sensibili al farmaco vengono distrutte con perdita irrecuperabile dei loro geni.
Conoscere i batteri protagonisti della disbiosi può aiutarci a compiere delle scelte per interrompere l’alterazione del microbiota intestinale e cercare di ridurre il rischio di sviluppare patologie in età adulta. L’obiettivo è favorire la crescita di specie eubiotiche e di batteri che riducano la permeabilità intestinale.
Se in gravidanza o durante il travaglio e il parto si sono verificati uno o più eventi che mettono a rischio l’ottimale composizione del microbiota, è importante trovare, insieme alla tua Ostetrica, le strategie più opportune per ricostituirlo.
STEFANIA CUCCAROLLO
Ostetrica consulente